La valutazione del rischio chimico: il dilemma dell’applicazione della norma 689:2019 per i campionamenti

Normativa 689

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La valutazione del rischio chimico è, da sempre, uno dei punti cardine dell’insieme di valutazioni dei rischi che il d.Lgs. 81/2008 ci chiede di affrontare. È un tipo di valutazione fondamentale, dal momento che condiziona in modo radicale il protocollo sanitario ma non solo, anche i piani di miglioramento e di monitoraggio. L’evoluzione normativa e la crescita professionale dei datori di lavoro e dei loro teams tecnici ha consentito di arrivare, oggi, ad un livello approfondito di conoscenza sul tema e quindi ad esigere, ad ogni aggiornamento, un approccio alla valutazione del rischio chimico, sia presuntivo, tramite l’applicazione delle note metodiche valutative basate su algoritmi (tipicamente, Movarisch, AlpiRisch, Ar.chi.m.ede ed altri), ma, soprattutto, di carattere analitico, attraverso la misurazione dei livelli di inquinanti aerodispersi. Questo approccio completo passa attraverso l’applicazione di norme tecniche che, per la fase di campionamento, hanno recentemente subito una radicale trasformazione.

Sta per compiere due anni la norma UNI EN 689:2019 relativa alla misura dell’esposizione per inalazione agli agenti chimici nei luoghi di lavoro all’interno della relativa valutazione del rischio. L’aggiornamento della normativa in merito era arrivata a più di vent’anni da quella precedentemente in vigore (1997).
A distanza di tempo, possiamo pensare a un primo bilancio. Come si sta comportando questo nuovo metodo? Ci sono ancora dei dubbi sulla sua applicazione? Possiamo considerare concluso il periodo transitorio tra una versione e l’altra che poco aiuta i datori di lavoro che intendono approcciare il tema della valutazione del rischio chimico in modo approfondito e scientificamente inattaccabile?
La norma stabilisce una strategia “per effettuare misure rappresentative dell’esposizione per inalazione ad agenti chimici in modo da dimostrare la conformità coi limiti di esposizione occupazionale (OELVs)”.

Come cambia la valutazione del rischio chimico

La UNI EN 689:2019 – ricorda la nostra esperta Lara Precoma – rappresenta norma cogente, essendo richiamata dal D.Lgs. 81/2008 e rivoluziona in modo determinante i criteri esecutivi delle campagne di monitoraggio strumentale che vanno ad approfondire le valutazioni del rischio chimico”.  

L’approccio che è stato introdotto, infatti, tende a ridurre il numero dei punti di campionamento, stabilendo un flusso logico e predeterminato da un criterio di esclusione ben chiaro. Sui punti di monitoraggio in cui, però, il criterio di esclusione non è applicabile, la nuova norma richiede l’incremento del numero di prove (da un minimo di 3 ad un massimo di 6) per disporre di una base statistica di risultati sufficientemente ampia ad attendibile, da confrontare poi con i limiti espositivi. Il tutto passa attraverso l’individuazione e nomina di un esperto in igiene industriale che accompagni il datore di lavoro nell’applicazione dei criteri dettati.

Il risultato: uno stravolgimento radicale nella strategia di valutazione del rischio chimico con un relativo incremento di costi e allungamento dei tempi esecutivi, per ottenere risultati oggettivamente molto simili a quelli conseguiti con il “vecchio” approccio. Questo stravolgimento dei criteri ha comportato anche molte difficoltà iniziali, da parte dei laboratori accreditati, a mettere in atto le corrette strategie valutative.
Vero è che, sebbene sia richiesto uno sforzo iniziale maggiore, un lavoro impostato da subito nel modo corretto permette di trarre dei benefici sul lungo periodo, grazie all’allungamento dei tempi di rivalutazione periodica. La periodicità infatti è definita in base ai risultati della valutazione precedente e alla media dei dati che compongono la base statistica.
La pubblicazione nel 2020 della versione in italiano ha infine agevolato l’attività di chi, routinariamente, svolge il compito di approfondire la valutazione del rischio chimico tramite le misurazioni strumentali.

Quali sono le fasi per un corretto campionamento secondo la UNI EN 689:2019

La valutazione dell’esposizione segue diverse fasi.

  • Caratterizzazione di base del luogo di lavoro
  • Strategia di campionamento
  • Costituzione dei gruppi di esposizione similare (SEG)
  • Individuazione della procedura di misurazione
  • Esecuzione delle misurazioni dell’esposizione
  • Validazione dei risultati delle misurazioni dell’esposizione e dei SEG
  • Confronto dei risultati con gli OELV
  • Documentazione formale dell’intero processo
  • Rivalutazione periodica

Il metodo è sicuramente innovativo – conclude Precoma – e, se applicato correttamente, apporta molti vantaggi, tanto da non lasciare spazio a un atteggiamento nostalgico per la versione precedente. I campionamenti iniziali più numerosi, infatti, offrono risultanze più affidabili e se le condizioni degli ambienti non subiscono modifiche sostanziali, la rivalutazione periodica più ampia trova benefici sia in termini funzionali che economici”.

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