I rischi psicosociali sono sempre più riconosciuti come sfide importanti per la salute, la sicurezza e il benessere sul lavoro. Essi possono riguardare organizzazioni di ogni dimensione e settore, e verificarsi in combinazione con altri pericoli legati all’ambiente lavorativo, con evidenti conseguenze, dunque, non solo su dipendenti e collaboratori coinvolti, ma anche sulla produttività aziendale.
La nuova norma ISO 45003 rappresenta un’utile guida per la gestione dei rischi psicosociali e la promozione del benessere lavorativo, da comprendere all’interno di un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro. Vediamo meglio, di seguito, di cosa si tratta.
La gestione dei rischi psicosociali all’interno di un SGSL
L’obiettivo di un SGSL è quello di prevenire infortuni e malattie professionali dei lavoratori, mettendo a disposizione luoghi sicuri e mettendo in atto le adeguate misure di prevenzione.
Secondo la definizione di rischio psicosociale, presente nella norma 45003, si tratta della combinazione della probabilità che si verifichi l’esposizione a uno o più pericoli di natura psicosociale con la gravità delle conseguenze che essi possono comportare. Gli effetti negativi non sono soltanto quelli che hanno a che fare direttamente con la salute dei lavoratori (es. ansia, depressione, malattie cardiovascolari, disturbi muscoloscheletrici, ecc.), ma possono comportare anche:
- comportamenti scorretti (es. abuso di sostanze, alimentazione scorretta, ecc.)
- ridotta soddisfazione sul lavoro
- scarso impegno e produttività
In generale, quindi, i rischi psicosociali possono riguardare:
- organizzazione del lavoro
- fattori sociali
- ambiente lavorativo
- attrezzature
- attività pericolose
Rischio psicosociale e comprensione del contesto dell’organizzazione
Il punto 4 della norma 45003 è dedicato alla comprensione del contesto dell’organizzazione, in relazione alla gestione del rischio psicosociale.
Ad esempio, è importante comprendere gli aspetti esterni e interni che possono influenzare il raggiungimento dei risultati attesi dal sistema di gestione per la SSL. Alcuni di quelli esterni possono essere:
- catena di approvvigionamento in cui opera l’organizzazione
- rapporti con fornitori, appaltatori, subappaltatori, ecc.
- condivisione di luoghi di lavoro, risorse e attrezzature con altri soggetti
- condizioni economiche
- dati demografici dei lavoratori (es. giovani o anziani, aumento età pensionabile, genere)
- natura dei contratti di lavoro, retribuzione, condizioni di lavoro
- rapidi cambiamenti tecnologici
Per quanto riguardi quelli interni, invece, alcuni esempi sono:
- come viene governata e gestita l’organizzazione (struttura, ruoli e responsabilità, processi decisionali, cultura organizzativa, comunicazione, rispetto della privacy, ecc.)
- livello di impegno e direzione dell’organizzazione in tema di salute psicologica, sicurezza e benessere sul lavoro
- altri sistemi di gestione adottati
- caratteristiche e competenze dei lavoratori
- luoghi di lavoro (es. itinerante, a distanza, da casa, ecc.)
- termini e condizioni dei lavoratori (es. lavoro flessibile, indennità, benefici, ecc.)
- adeguatezza e disponibilità delle risorse
In generale, oltre agli aspetti interni ed esterni, altri fattori da considerare legati al contesto riguardano: esigenze e aspettative dei lavoratori e dei soggetti interessati, progettazione delle attività e miglioramento dei processi di gestione del rischio psicosociale, modalità di utilizzo della valutazione dei rischi psicosociali (per realizzare piani d’azione efficaci).7
Identificazione e valutazione dei rischi psicosociali
Il punto 6 della nuova norma 45003 è incentrato invece sulla pianificazione, processo fondamentale per determinare i rischi e le opportunità, stabilire obiettivi appropriati per la gestione del rischio psicosociale e le modalità per raggiungerli. Inoltre, rappresenta un fattore importante anche per dimostrare l’impegno aziendale verso il miglioramento continuo.
L’organizzazione deve, dunque, identificare quali sono i pericoli di natura psicosociale, che possono includere:
- aspetti sull’organizzazione del lavoro: ruoli e aspettative, controllo del lavoro o autonomia, richieste e scadenze, cambiamenti organizzativi, lavoro a distanza, ritmi, carichi e orari lavorativi, sicurezza e precarietà del lavoro
- fattori sociali al lavoro: relazioni interpersonali, leadership, cultura organizzativa, riconoscimenti e ricompense, sviluppo di carriera, supporto, supervisione, civiltà e rispetto nei rapporti, violenza e molestie sul lavoro, bullismo e vittimizzazione
- ambiente di lavoro, attrezzature e attività pericolose: tutti gli elementi che hanno a che fare, ad esempio, con il lavorare in condizioni non idonee (mancanza di spazio, scarsa illuminazione, rumore eccessivo), in situazioni estreme (es. lavori in quota) o con risorse e attrezzature inadeguate/mancanti
Nella norma sono presenti anche alcunee tabelle con diversi esempi per ciascuno degli elementi appena menzionati.
Una volta identificati i rischi, è necessario quindi valutarli, per poi capire come ridurli. La valutazione dei rischi deve, perciò:
- dare informazioni sui danni potenziali
- permettere di comparare gruppi che differiscono per esposizione o segnalazione dei rischi
- considerare l’interazione tra rischi psicosociali e gli altri rischi
- dare priorità ai pericoli in base al livello di rischio
- considerare le diversità della forza lavoro e le esigenze di gruppi particolari
- fornire informazioni sulle misure di controllo e sulle opportunità di miglioramento
Considerare i rischi psicosociali presenti sul lavoro e adoperarsi per ridurli al minimo è importante per accrescere il benessere dei dipendenti, sia dal punto di vista della salute sia della soddisfazione lavorativa. Elementi che poi si riflettono, inevitabilmente, anche sulla produttività dell’impresa.
Non è un caso che il D.Lgs. 81/2008, all’art. 28, comma 1, preveda espressamente l’obbligo per il datore di lavoro di valutare tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, tenendo in considerazione anche quelli inerenti allo stress lavoro correlato, secondo i contenuti dell’Accordo europeo del 9 ottobre 2004. In tale contesto, la ISO 45003 altro non è che l’evoluzione degli studi e delle valutazioni svolte in materia.
Per saperne di più o per un confronto, scriveteci su [email protected]